3. Ricordi


Per chi? Per se stessa o per Draco?



Per entrambi, forse.



Per ricordare che qualunque cosa succeda non bisogna arrendersi, non ne vale la pena.



Per dare un barlume di speranza, accendendo una candela in una stanza completamente buia.



Per loro, sicuramente.



Hermione sgranò gli occhi, senza staccare il dito dal tasto del pianoforte. Ci era riuscita, aveva fatto una cosa che credeva impossibile. Draco la guardò. I capelli le svolazzavano leggeri intorno al viso e i suoi delicati lineamenti erano distesi e rilassati, mentre sulle sue labbra troneggiava un sorriso. Il ragazzò l'ammirò, ancora una volta. Era riuscita a tramutare una situazione impossibile in qualcosa di semplice.



Ma l'impossibile esiste? O è solo un'imposizione che noi mettiamo a noi stessi?



-Ci sei riuscita...- constatò lui, ad alta voce. Lei sorrise maggiormente, senza distogliere lo sguardo dalla sua mano, ancora trasparente. Draco non si scompose, rimase solamente a fissarla, come se non avesse altre aspirazioni nella vita. Gli sembrò di conoscerla perfettamente, come se avesse studiato uno per uno tutti i particolari che la caratterizzavano... ma c'era qualcosa che gli sfuggiva.



Sarebbe mai riuscito ad afferrarla?



Era come se ogni singola parte si fosse fusa per formare quella creatura, per formare quella che a lui sembrava la perfezione. Dalla maschera al vestito, dal suo corpo alle scarpe e i capelli sembravano contornare il viso, come delle cornici, spostate dal vento e mosse con dolcezza. Il vestito era lungo, semplice, senza fronzoli o arricchimenti di nessun genere, che sarebbero stati di troppo. La gonna partiva da una striscia di seta che sorreggeva il seno ed arrivava fino a coprirle le caviglie, dandole un'aria ancora più misteriosa, come se lei fosse appartenuta ad un passato remoto, ad un'epoca lontana. Un abito semplice, dalle spalline sottili, ma che le donava un'aria regale. La perfezione, quindi.



La perfezione esiste? No, ma ai nostri occhi qualcosa, o qualcuno, può sembrarne la reincarnazione.



-Perché quel vestito?- le domandò, curioso. Hermione alzò lo sguardo, fino ad incontrare quello del ragazzo e rimase a fissare i suoi occhi. -Ha un significato?- chiese ancora, aspettando una risposta, lei sgranò gli occhi.



Perché teneva così tanto alla risposta di una domanda così banale?



-Dimenticavo...- sospirò, appoggiandosi al muro ed osservando il soffitto, come perso nei suoi pensieri -Tu non parli con nessuno vero?- le gettò un'occhiata e la vide annuire. -Vorresti farlo?- le chiese, girando la testa, per poter vedere meglio ogni suo singolo movimento. Lei parve indecisa, solo per un istante, mentre sentiva la tristezza pervaderle il cuore.



Perché non riusciva a mentire? Perché non voleva?



Hermione scosse la testa, senza smettere di guardare il pavimento. -Hai esitato, però.- osservò lui, attento -Sai... non dovresti permettere a nessuno di porti dei limiti, nemmeno a te stessa.- la ragazza alzò lo sguardo, stupita dalle sue parole -Altrimenti non sarai più in grado di superarli o di togliere quelle barriere- alzò le spalle, mettendosi le mani in tasca e staccandosi dal muro.



Come faceva a parlare con così tanta sicurezza? Come faceva a dirle come comportarsi?



E perché lei capiva che lui aveva ragione?



-Allora...- cominciò -Vorresti parlare?- ripeté questa domanda, ricominciando a fissarla. La ragazza lo squadrò, indecisa. Cosa doveva fare? Mentire perché era la cosa che le era stata ordinata? E perché avrebbe dovuto dire la verità? A che pro? Perché lui sembrava relmente interessato? Perché sarebbe stata la cosa più corretta?



Perché non doveva mentire a se stessa?



Perché la peggior menzogna è quella rivolta a noi stessi.



Hermione scosse nuovamente la testa, in segno di diniego. Non voleva parlare, non poteva. Draco alzò un sopracciglio, stupito. Si aspettava che lei gli confessasse di morire dalla voglia di avere una conversazione con qualcuno o comunque anche solo di dire qualche parola, ma a quanto pareva niente, a lei non interessava parlare. -Chi ti impedisce di farlo?- le domandò, cercando di capire per quale motivo lei volesse stare zitta.



Perché gli interessava così tanto?



La ragazza lo guardò ancora, visibilmente colpita dalla sua insistenza e dalla testardaggine, poi cominciò a volteggiare, andando verso la porta. -Dovresti parlare comunque...- sussurrò lui, prima che lei uscisse dalla stanza -Anche se ti impongono il contrario. Tu sei padrona di te stessa e non devi dimenticartelo.-.



Come faceva ad essere così sicuro di quello che stava dicendo?



Hermione se ne andò, abbandonando la stanza. Voleva allontanarsi il più possibile da lui, da quelle parole che, anche se non voleva ammetterlo, l’avevano colpita parecchio.



§ §



Hermione tornò molte volte in quella stanza, per fermarsi ad osservare il piano e forse, anche per vedere lui, almeno era una cosa che sperava. Un giorno, mentre faceva fluttuare la mano a pochi centimentri di distanza dai tasti del pianoforte una voce la fece sussultare: -Sapevo che ti avrei trovata qui...- Draco si appoggiò allo stipite della porta –Hai deciso se vuoi parlare o preferisci stare in silenzio?- Hermione non rispose.



Perché era andato da lei?



Cosa stava cercando?



Qualcuno con cui parlare, una povera anima sola da tormentare “alla Malfoy”?



O solo conforto?



-Non fare gli errori che ho fatto io- aggiunse. Lei si girò, sorpresa. Draco le dava le spalle e guardava fuori dalla finestra -Non ne varrebbe la pena-. Hermione si avvicinò a lui, fino ad arrivargli accanto. -Per quanto possa sembrare difficile, bisogna sempre prendere delle decisioni... e farlo con la propria testa- si sfiorò il braccio.



Perché parlava con quella sconosciuta?



Perché la metteva al corrente del suo passato e dei suoi sbagli?



Perché lasciava che quei ricordi dolorosi gli lacerassero l'anima?



Hermione lo guardò in faccia e riuscì a leggere solo rassegnazione. Voleva consolarlo, fargli capire che in qualche modo lei voleva essergli vicino, nonostante il suo cognome, nonostante la sua Casa, nonostante i pregiudizi.



Perché prima di tutto era un ragazzo ed aveva un cuore.



E dietro quel ghiaccio lui era in grado di provare dei sentimenti.



-Io non ho saputo scegliere... non la cosa giusta e non in tempo...- continuò, a bassa voce. Lei si sentì triste per lui, volle piangere per lui. Ma non poteva. Draco era immobile, con lo sguardo perso nel vuoto, sembrava fissare un ricordo, con insistenza.



Esistono due tipi di ricordi: quelli felici, ai quali ti aggrappi quando senti di stare affogando e ti sembrano degli scogli che ti offrono una speranza, la speranza di far tornare tutto come prima, di far andare tutto bene; gli altri, invece, sono quelli che fanno male, che dilaniano l'anima come tanti spilli incandescenti e che ti comunicano, ti fanno tener presente, che tu, quelle cose, dovrai fare di tutto per impedirle, per non ripeterle.



E qualsiasi ricordo sarà in tuo possesso, ricorda. Anche se fa male, anche se fa piangere, tu ricorda.



Poi potrai non ripetere più quegli sbagli.



Ed essere veramente libero da tutti i fantasmi del tuo passato.



Hermione tese lentamente un braccio, per arrivare a sfiorare la guancia di quel ragazzo, per provare a sentire se la forza che aveva era anche emanata dal suo corpo. Era forte, Draco, era vittima di cose più grandi di lui, che tutti avrebbero faticato a sostenere. E lui non si lamentava, non l'aveva mai fatto. Rimaneva fermo, tenendo tutto ciò che provava rinchiuso a chiave dentro di sè e non dava a vedere quel turbinio di emozioni che si agitavano dietro a quella maschera, a quella spessa corazza di ghiaccio. E non aveva mai pianto, mai. Non voleva dimostrare di essere debole, di essere ferito.



Di essere vulnerabile.



La mano della ragazza era a pochi millimetri dalla sua guancia, ma lui sembrava non accorgersene: era ancora immerso nei suoi pensieri, nei suoi ricordi. In quelle situazioni che avevano plasmato il suo carattere.



Quei momenti che l'avevano reso ciò che era.



Un tocco gentile, leggero lo distolse dal suo passato, facendogli girare la testa verso Hermione, che lo guardava con dolcezza, con comprensione. Gli occhi di Draco incontrarono quelli della ragazza e lui non si sentì più solo. Fu come se capisse che in quel mondo che credeva totalmente nemico si trovava anche la persona pronta a condividere le sue esperienze e con la quale lui poteva fare lo stesso.



Come se quei sentimenti potessero essere condivisi da qualcuno, finalmente.



La sua mano era calda, sembrava scottare sulla sua pelle diafana. Strano, visto che lei era un fantasma e il massimo che lui poteva sentire sul viso era un soffio d'aria fredda. Ma non in quel momento, non in quel contesto. L'energia contenuta nell'anima di Hermione sembrava passare attraverso la sua mano e raggiungere il viso di Draco, il suo cuore dietro al ghiaccio. La guancia del ragazzo era fredda, quasi gelida, ma cominciava a scaldarsi, sotto il caldo e dolce tocco di quel fantasma, che sembrava tanto un angelo.



Bollente e gelido che cercavano di trovare un compromesso, una via di mezzo.



Hermione sorrise, per tentare di fargli capire che aveva un appoggio, un appiglio quando i suoi ricordi felici non sarebbero più bastati. Draco osservò la curvatura di quelle labbra carnose, trasparenti. Desiderando ardentemente che potessero tornare solide, sperando di poterle sfiorare, un giorno. Ma anche se non sarebbe avvenuto lui le avrebbe offerto un appoggio.



Lei era lì per lui.



Lui era lì per lei.



Anche se loro non se n'erano ancora resi conto.



Hermione ritrasse la mano, sorpresa: l'aveva sentito, aveva sentito la pelle del ragazzo sotto il suo palmo e il freddo che svaniva. Draco sentì come un vuoto nel momento stesso in cui la mano abbandonò la sua guancia. Istintivamente allungò un braccio, chiudendo la mano intorno al polso della ragazza, per tornare a sentire il suo calore.



Non poteva più farne a meno.



Le due mani non ebbero la possibilità di incontrarsi e di incatenarsi. Draco rinchiuse nella sua mano solo dell'aria, aria fredda. Hermione sentì la sua mano passare attraverso quella del ragazzo. Si guardarono negli occhi.



Perché era così difficile provare un pò di sollievo in quel mare di sofferenza?



Perché avevano la sensazione di stare annegando?



La ragazza alzò la mano, prima di riavvicinarla a quella di Draco, ma non distolse lo sguardo dai suoi occhi di ghiaccio. Con le dita tese tentò di sfiorarla, ma passò attraverso il suo palmo.



Perché gli scogli svanivano quando loro si decidevano a sfiorarli?



Hermione guardò la sua mano, ancora trasparente. Era un fantasma e come tale non poteva toccare niente. Allora perché era riuscita a suonare una nota del pianoforte? Come aveva fatto? Ora lei aveva solo voglia di sfiorare la mano del ragazzo, di toccarla, come poco prima aveva fatto con la sua guancia. Voleva sentire il calore che emanava la sua pelle, voleva sentire la sua presa salda sul polso.



Voleva far intrecciare le loro dita.



Draco non smise nemmeno per un secondo di fissare il viso della ragazza. Vide l'aspettativa mentre lei tentava di toccarlo e la tristezza quando lei capì che non poteva farlo. Ora fu lui a tendere la mano, a non volersi arrendere.



Aveva bisogno di un appoggio, aveva bisogno del suo calore, del suo tocco gentile.



Aveva bisogno di lei.



Il ragazzo tese l'indice, solamente quello. Voleva accertarsi che era possibile toccare la sua mano. Hermione lo guardò in faccia, curiosa, senza capire cosa aveva intenzione di fare. Quel dito passò attraverso la mano della ragazza, Draco sentì solo dell'aria fredda, Hermione un formicolio indistnto. La ragazza scosse leggermente la testa, guardandolo, come per dirgli di lasciar perdere, che non ne valeva la pena.



Anche se sapeva benissimo che il suo cuore, la sua anima, pensavano il contrario, lo credevano.



Draco finse di non aver visto quel cenno del capo e la tristezza che come un velo oscurava quegli occhi espressivi. Così allontanò di poco la sua mano da quella della ragazza, per poi mettere il palmo di fronte a quello di lei.



Cosa voleva fare? Perché?



Perché lo desiderava.



E si era finalmente deciso ad agire con la propria testa... in questo caso con il cuore.



Hermione fissava le mani. Mentre dentro di lei si faceva strada una speranza, la speranza di poterlo fare, di essere in grado di far toccare le loro mani. Anche gli occhi di Draco erano puntati sulle loro mani, come se con la forza del pensiero sarebbe riuscito a toccarla, anche solo a sfiorarla.



Il potere che ha il cuore è senza dubbio maggiore di quello che ha la mente.



Draco fece avvicinare la mano a quella della ragazza, trattenendo il respiro. Hermione la guardò avanzare, e per la prima volta non sapeva cosa fare. Le dita del ragazzo arrivarono a sfiorare quelle di lei, ma erano ancora inconsistenti e lui non riuscì a toccarle. Ritrasse la mano, abbattuto.



Aveva sperato che potesse veramente accadere.



Questa volta fu Hermione a far avanzare la mano, decisa a non arrendersi, almeno non ancora. La ragazza osservò il suo palmo ed arrivò a posare il dito sulla linea dell'amore, per poi percorrerla completamente, senza smettere di sfiorargli la mano.



Gli stava sfiorando la mano, ci era riuscita.



Ritrasse la mano, ma quella di Draco le si avvicinò. I due palmi si sfiorarono, prima di unirsi. Fecero intrecciare le loro dita, mentre un sorriso si dipingeva sulle labbra della ragazza e lui provava una sensazione strana a livello dello stomaco.


Le mani attaccate, quasi incollate.



Le dita intrecciate.



Due opposti che si completano,



semplicemente per mano.



Un appoggio, un appiglio,



che, anche se poteva sembrare uno sbaglio,



era la cosa più giusta, per loro.



§ §



Hermione fluttuava per i corridoi del settimo piano, per lei pieni di ricordi. Ma non ci faceva molto caso. La sua mente era da un'altra parte, a pensare e ripensare a quello che le era successo poco prima con Draco Malfoy, in quella stanza. Si erano tenuti per mano. Per quanto tempo? Minuti? Ore? Le erano sembrati giorni interi. Ma la cosa che più la infastidiva era il fatto che lei aveva provato sollievo da quel contatto, si era sentita ancora viva. E, certo, non aveva nulla in contrario a questo... c'era solo un piccolo problema: si era sentita viva perché era con lui.



E l'aveva capito.



Draco le era sembrato sincero quando le aveva dato quei consigli, le era parso abbattuto per qualcosa. Le era sembrato umano, un ragazzo come tanti altri con un bisogno imminente di affetto e di qualcuno che lo ascoltasse e provasse a capirlo. Ed aveva voglia di vivere, come tutti, senza quegli orribili pesi che gli gravavano sulle spalle.



Aveva un cuore, un’anima, dietro tutto quel ghiaccio.



E le sue parole l'avevano fatta tremare, l'avevano punta sul vivo, colpendola come nessun altra parola era mai riuscita a fare. E si era sentita male, per lui. Avrebbe tanto voluto poter piangere quelle lacrime che non uscivano dagli occhi di quel ragazzo, perché non voleva dimostrarsi debole o troppo fragile per andare avanti solamente con le sue forze. Avrebbe voluto poter dare consigli, o anche solo un minimo conforto parlandogli... ma non poteva, non ne aveva il permesso.



Ma a volte un gesto vale più di qualsiasi parola.



Anche se sono le parole a ferire maggiormente, lasciando cicatrici invisibili e più profonde.



Lei sospirò, senza avere la minima idea di quello che poteva fare nè di quello che avrebbe dovuto fare. Non lo sapeva. Hermione Granger non sapeva qualcosa e non aveva la più pallida idea di come risolvere quella situazione. E aveva paura. paura dei suoi sentimenti e di quello che avrebbe potuto provare stando a contatto con lui. Paura di se stessa e di Draco. Per colpa di quel proverbio, di quei proverbi babbani, che suo nonno amava tanto ripeterle.



Chi disprezza compra.



Gli opposti si attraggono.



E lui? Lui era il suo opposto e lei lo disprezzava da sempre. Cos'avrebbe dovuto fare? Stare con lui e rischiare di cadere in una trappola dalla quale non sarebbe più riuscita ad uscire o... fregarsene e continuare a far finta di niente comportandosi da fantasma silenzioso? Poi... chi aveva detto che quei proverbi dovevano per forza essere la verità? Allora perché lei si era sentita come mai prima stando in sua compagnia?



Perché qualcosa stava improvvisamente cambiando?



Perché tutto sembrava non andare più in modo ordinario?



Perché improvvisamente il mondo sembrava aver deciso di fare una capriola sul proprio asse cambiando le carte in tavola?



E perché a lei quella situazione cominciava a piacere?



Lui era Draco Malfoy e lei era Hermione Granger. Lui era sembrato un ragazzo come tanti, come potevano esserlo tutti e forse lo era veramente. Lei doveva solo scoprirlo, voleva farlo. Ed aveva capito che mentire a se stessa non sarebbe servito assolutamente a niente. Quindi che male avrebbe fatto se lei, imbattendosi in Draco, avesse deciso di ascoltarlo e di passare un pò di tempo con lui? -Niente...- si disse, sorridendo soddisfatta.



Non sapeva una cosa, però: non solo gli opposti si attraggono, ma si completano anche.



E loro erano destinati a completarsi a vicenda.



§ §



Draco sospirò, fissava il soffitto, quel bianco opprimente. Era steso sul suo letto, sulle lenzuola di seta verde, il baldacchino senza stoffa, e pensava. Pensava a quello che gli era successo: una cosa che aveva dell’incredibile anche nel mondo dei maghi. E ricordava, ricordava quel tocco caldo, le loro mani che sembravano essere fatte per stare unite e lei... la Dama Bianca, che non sarebbe uscita tanto facilmente dai suoi pensieri.



Non l’avrebbe mai dimenticata.



Aveva sentito il suo cuore battere, come mai prima. Gli era parso che da un momento all’altro potesse uscire dalla gabbia toracica. E non gli era mai successo. Lui era Draco Malfoy. Lui non poteva provare sentimenti.



Ma gli era successo.



Ed era stato magnifico.



Aveva sentito come delle farfalle nello stomaco, che cercavano di uscire svolazzando qua e là. Inutile dire che questa sensazione era totalmente nuova per lui. Ma come aveva fatto a sentire quelle cose con lei? Solo guardandola per qualche istante? O erano stati i suoi gesti a renderlo così certo che con lei era libero di provare sentimenti, veri sentimenti?



O la sua anima aveva scelto la persona giusta e gli mandava dei segnali per farglielo capire?



Lui li avrebbe saputi interpretare?



Era confuso, e parecchio, anche. Quelle sensazioni gli erano sembrate troppo palpabili, per i suoi standard. Lui non poteva provare sentimenti: era un Malfoy e come tale avrebbe dovuto comportarsi. Ma lui i sentimenti era stato in grado di sentirli, dentro. E se la Dama Bianca era riuscita a compiere quel miracolo in pochi minuti... cosa sarebbe stata in grado di fare in alcuni giorni?



Farlo innamorare?



Fargli capire che aveva bisogno di lei come aveva bisogno dell’aria?



Ed in quel momento, nella sua stanza, si sentiva più solo che mai. Il vuoto che aveva sempre sentito ora sembrava più grande del solito, peggiore. E lo faceva sentire peggio del solito. Solo. La solitudine che gli pervadeva l’anima, oltrepassando la spessa parete di ghiaccio.



La solitudine è un buco nero dal quale si ha la sensazione di non poter più uscire.



Ma basta una luce che illumina una mano tesa che offre un appoggio.



Devi solo afferrarla