La Delight


Ron bussò tre volte sul piede e le due statue si aprirono per lasciare il posto a una vecchia porta di un'ancora più vecchia locanda. Stavolta i primi ad entrare furono Mirina, Ron ed Harry tutti e tre ancora protetti dai loro travestimenti. Il locale era buio, fumoso ed emanava un acre odore di rum che sprigionava dai tavoli e dal pavimento oltre che dai boccali degli scarsi avventori. Infatti vi erano solo due clienti, un tipo addormentato all'angolo di una panca appoggiata al muro e un altro seduto sulla panca al centro del locale che teneva la testa tra le mani con i gomiti appoggiati sul tavolo. I tre si sedettero ad un tavolo vicino in modo da poter tenere d'occhio l'entrata. Entrarono Luna, Demelza ed Ency che andarono al banco per ordinare delle burrobirre, mentre dopo un paio di minuti entrarono anche Hermione e Neville che si sedettero vicino al muro dalla quale si poteva controllare l'intero locale. Dopo alcuni minuti di silenzio lo strano personaggio si alzò e si diresse al tavolo di Harry. Lo fissò e la cosa lo incuriosì, la sua disillusione pareva non funzionare con lui. Lo strano personaggio si sedette al loro tavolo e disse:

- Se mi offrite da bere vi racconterò una leggenda. -

Harry lo scrutò a lungo e poi accettò. Fece chiamare il barista da Ron e gli fece ordinare:

- Cosa vuoi bere? - chiese Ron

- Una pinta di Rum! Ovvio. -

- E voi due? - Chiese il barista ignorando beatamente Harry

- Due burrobirre. - rispose Ron

- Non ti vede nemmeno eh? - disse il vecchio avventore a Harry

- Si, in effetti nemmeno tu dovresti mettermi a fuoco. -

Il tipo sorrise.

- Non date retta a quel vecchio ubriacone, dice di essere un Tuatha Dé Danann ma ormai tutti sanno che quella magica popolazione irlandese si è estinta. - Li mise in guardia il barista.

- E' vero? - chiese Harry

- Certo che no, ma lasciamoglielo credere. Purtroppo io sono stato scacciato dai miei compagni ... per ... diciamo errori di gioventù ... c'era una bella ragazza promessa a un altro ... beh sai come vanno le cose e allora eccomi qui. -

- Capisco - disse Harry sorridendo.

- Bene bando alle ciance ora ti racconto la leggenda che è anche il motivo per cui ti trovi qui. C'era un tempo in cui Liverpool era spesso vittima di attacchi corsari, un comandante di queste navi un certo Lane era il più pericoloso corsaro che attaccava l'Inghilterra nel periodo della guerra d'indipendenza americana. Aveva conquistato il forte della città di Liverpool e basandosi su questo ottenne delle condizioni molto favorevoli e un notevole tesoro affinché non importunasse più la città con le sue scorrerie. Accettò, invece di ritornare in America, e consegnare il tesoro agli insorti come ogni corsaro all'epoca faceva, decise di tenere il denaro per sé e per il suo equipaggio facendo rotta verso i Caraibi. Appena oltrepassata l'isola delle Bermude una grande tempesta assalì la nave, altissime onde colpivano il vascello, con venti intensi e lampi accecanti. In sogno, Lane udì una voce che lo implorava d'invertire la rotta e consegnare il tesoro agli insorti, ma l'avido capitano deciso a godere i frutti delle sue scorrerie fece al Diavolo la promessa che se fosse riuscito a salvarsi, avrebbe potuto prendere la sua anima nel giorno del giudizio. La nave naufragò ma, si narra, che l'intero equipaggio venne rifiutato dalla morte e da quel momento in avanti, fu condannato a viaggiare e soprattutto a servire coloro che vogliano recarsi in America partendo da Liverpool. Ebbene proprio questa sera il suo veliero passerà di qui non mancatelo attraccherà tra il molo 4 e il 5. -

- Come sai che la cosa ci può essere di aiuto? -

- Non sottovalutare la saggezza delle antiche Rune ... modestamente so come leggerle. Buona fortuna. - Detto questo si abbandonò al suo boccale di Rum.

Passò circa mezz'ora dove nella taverna si poteva sentire volare una mosca tale era il silenzio nel locale, Harry si alzò dal tavolo lasciò delle monete d'oro come pagamento e si diresse verso l'uscita seguito da Ron e Mirina. L'avventore che sembrava dormisse nella panca d'angolo si alzò e si diresse verso il tavolo lasciato libero da Harry e guardò con sommo interesse le monete. Poi come se avesse una improvvisa fretta si mosse velocemente verso l'uscita. Superò Hermione e Neville che stavano anche loro per uscire e nel salire la scala superò in malo modo Ron e Mirina facendo quasi perdere loro l'equilibrio, poi si dileguò nella notte del porto. Quando furono tutti fuori Harry disse di dirigersi verso il molo 4, ma trattenne a sé Ron e Mirina. Rimasero fermi davanti all'uscita mentre il resto del gruppo si avviava verso la banchina. Poi si mossero anche loro solo per fermarsi bruscamente dietro un angolo buio di un capannone.

- Ron vai avanti tu da solo, noi ti seguiremo. -

- Perché? -

- Temo che qualcuno ci segua, il tipo che è uscito in tutta fretta dal locale. -

- Ok . -

Ron si avviò nella notte, mentre i suoi due amici rimanevano nascosti nell'angolo buio. Da li poterono vedere il tipo della locanda seguire Ron e subito dopo due loschi figuri fare la stessa strada.

- Ora vado io. Tu rimani qui non vorrei che ce ne fossero altri. -

- Va bene. - Rispose Mirina, rintanandosi nell'oscurità

Il tipo dell'osteria aveva quasi raggiunto Ron e poco più indietro incalzavano i due loschi figuri. Harry li stava velocemente raggiungendo. Come aveva previsto un'altra persona li stava seguendo e questa si stava avvicinando velocemente ad Harry brandendo un grosso bastone. La situazione era in precario equilibrio e infatti precipitò. Harry raggiunse silenziosamente i due criminali mentre si trovavano ancora a un paio di metri di distanza dal tipo della locanda il quale era quasi arrivato a fianco di Ron. Con una mossa fulminea afferrò le teste dei due balordi, si udì un sinistro botto e un rumore di ossa scricchiolanti, un attimo più tardi i due caddero a terra svenuti. Visto quanto successo il quarto, quello che brandiva il bastone, si mise a correre per colpire Harry ma un forte calcio alla coscia destra lo fece cadere e un colpo dato col taglio della mano sferrato da Mirina sulla nuca lo mandò nel mondo dei sogni. A questo punto Ron estrasse la bacchetta e si voltò per fronteggiare il suo diretto inseguitore, che impaurito girò su se stesso, vide i suoi amici svenuti sulla banchina la paura lo colse e fece per darsela a gambe. Velocemente Ron allungò un piede facendogli lo sgambetto, il malvivente inciampò e data la velocità con cui intendeva scappare volò dritto nelle fredde acque del porto.

- Aveva visto le tue monete d'oro. - disse Mirina

- Deve essere andata così ma non hanno avuto fortuna stanotte. - Sorrise Harry

- Ecco gli altri, andiamo. - Esortò Ron

Arrivarono al molo 4 si guardarono intorno e si diressero al molo 5. Non c'era niente tra i due moli. Perlustrarono bene la banchina, l'acqua sottostante, ma niente indicava loro qualcosa di diverso. Si diressero ancora verso il molo 6 poi tornarono indietro verso il 5, il 4, il 3 scoraggiati. In quel momento Luna si voltò.

- Guardate! La nebbia sta salendo esattamente tra il 4 e il 5. -

Si voltarono in effetti una fitta nebbia proveniente dal mare si stava insinuando nello spazio tra i due moli. Dal loro punto di osservazione potevano vedere che il fenomeno interessava solo la parte compresa tra i due attracchi.

- Presto muoviamoci! - Esortò Luna.

Si diressero verso il 4, in quel momento la nebbia era molto fitta quasi un muro. Luna, Demelza e Enceladus senza nessuna esitazione si mossero decisi con l'intenzione di entrare in quel muro grigio e umido. La loro decisione colse di sorpresa gli altri che li seguirono meccanicamente. Per un attimo furono circondati da una strana coltre soffice e umida, sembrava bambagia, che non permetteva di vedere oltre al loro naso poi uscirono improvvisamente da quel muro e ai loro occhi apparve un maestoso e nuovissimo veliero. In effetti era un brigantino a palo, oltre ai tre consueti alberi: quelli di trinchetto e maestra montati con vele quadre, quello di mezzana a vele auriche; presentava il bompresso. Questa combinazione conferiva una estrema manovrabilità sfruttata un tempo dai pirati per le loro incursioni. Le vele erano ammainate e così i tre alberi si stagliavano contro l'oscurità del cielo. Il legno della fiancata faceva sembrare la nave come appena uscita dal cantiere e su di essa si poteva chiaramente leggere il suo nome: Delight. In teoria non avrebbe potuto approdare in quel luogo ma era a suo modo una nave magica, d'un tratto lungo la fiancata fu fatta scendere una scala di corda per far salire i passeggeri. Due marinai scesero velocemente dalla scala indossavano un paio di pantaloni a gamba gonfia stretti in vita da una fascia nella quale era infilata una camicia e una pistola, uno di loro portava in testa una bandana e l'altro aveva una benda di cuoio che gli copriva l'occhio sinistro, si misero ai lati della scala e fecero cenno al gruppetto di persone di salire. Il gruppo di maghi salì titubante sulla malferma scala ma arrivò senza danni sul ponte della nave. Un uomo scese dal ponte di comando e si diresse verso di loro, era vestito di nero tranne la camicia di un bianco avorio, aveva una eleganza che lo distingueva dagli altri uomini presenti sulla nave. La sua casacca di seta nera faceva oltremodo risaltare la camicia bianca adorna di pizzi, i calzoni erano anch'essi di seta nera stretti da una larga fascia in cui era infilata una pistola pronta per essere usata. Al fianco sinistro pendeva una spada infilata in un fodero di cuoio nero, il cui manico era argentato e lasciava intuire una lama perfettamente lucida. Portava anche un grande cappello di feltro che lasciava solo trasparire i suoi lunghi capelli pepe e sale. Anche il suo aspetto rispecchiava il vestito, ricordava qualcosa di funebre, il volto pallido, quasi marmoreo, che spiccava stranamente fra la nera casacca, sembrava continuare sul petto seguendo i giochi dei pizzi della sua camicia. I suoi occhi chiari e luccicanti davano l'impressione di qualcuno che avesse visto tutti gli aspetti della vita ed erano in contrasto con la fronte ampia solcata da una leggera ruga che dava a quel volto un non so che di malinconico. La sua statura alta, slanciata, il suo portamento elegante, le sue mani aristocratiche, lo facevano riconoscere, anche a prima vista, per un uomo abituato al comando. Al suo passaggio le persone della ciurma si facevano prontamente da parte per non intralciare il suo cammino, alla fine si parò davanti agli otto nuovi passeggeri.

- Benvenuti a bordo della Delight. Dove volete essere condotti? -

- Sud America penso che le coste del Venezuela siano adatte al nostro viaggio. - Disse facendo un passo avanti Harry. - Sono Harry Potter con chi ho l'onore di parlare? -

- Sono l'ammiraglio Lane condannato a servire quei maghi che necessitano del mio brigantino. Quindi sono al vostro servizio. -

- Qual'è il motivo della vostra condanna signore? - Chiese Luna

- Sarò lieto di rispondere a tutte le vostre domande più tardi a pranzo ora devo preparare la nave per la partenza. Henry provvederà ad indicarvi le vostre cabine. Henry accompagna i nostri ospiti. -

- Subito Ammiraglio. - rispose Henry

Fece cenno agli otto amici di seguirlo sottocoperta e mostrò loro le stanze accuratamente divise tra maschi e femmine come da tradizione marinaresca. Gli ospiti presero possesso delle loro stanze Harry con Ron, Neville con Enceladus, Luna con Demelza ed infine Hermione con Mirina, le stanze si trovavano l'una di fronte all'altra a babordo quelle dei maschi a tribordo quelle delle ragazze. Harry si distese subito sulla branda cercando di riposarsi e proprio mentre si stava rilassando un recente ricordo attraversò la sua mente, mentre Henry li stava accompagnando sottocoperta aveva intravisto tre persone salire sul veliero, ma non riusciva a ricordare che cosa avessero di vagamente famigliare. Decise di addormentarsi e di non pensarci più per quella sera. Dal ponte provenivano gli ordini secchi per avviare la partenza della nave, "issate le vele", "salpate l'ancora", "vira a babordo", "alla via così" ... L'ultima cosa che Harry sentì prima di addormentarsi fu il rumore che la prua faceva fendendo l'acqua.