Veleno
- November 6th, 2009
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- Mulfrad
Era la notte del 31 ottobre. Le gocce cadevano copiose sul terriccio e sulla ghiaia, producendo suoni lontani e sinistri. L'oscura figura che si aggirava tra le lapidi ogni tanto si chinava a raccogliere qualcosa di lungo e sottile, privando di vegetazione i luoghi di riposo eterno.
*Era la notte del 31 ottobre. Le gocce cadevano copiose sul terriccio e sulla ghiaia, producendo suoni lontani e sinistri. L'oscura figura che si aggirava tra le lapidi ogni tanto si chinava a raccogliere qualcosa di lungo e sottile, privando di vegetazione i luoghi di riposo eterno.*
*La signora Tattenbaurn certo non era famosa per la suo cortesia, ma quel povero ragazzo che le aveva riportato la borsa non meritava uno schiaffo, anche se frainteso.
La donna si avviava a passo spedito verso il parcheggio, ma qualcuno la fermò. Era un venditore ambulante di fiori, un tipetto unto e sporco, che sembrava essere appena stato dissotterrato...*
*L'ometto sorrise* dei fiori bella signora? *chiese*
*Di risposta la donna lo guardò come un moscerino che galleggiava nella tazza del the. A quello sguardo il venditore capi il cuore della donna, il suo sorriso si fece piu largo e prese una rosa* un regalo mia bella signora, un omaggio *disse ancora*
*La donna prese con violenza il fiore e ando di corsa alla verso il suo veicolo. Tornata a casa, buttò la rosa nella pattumiera, sensa accorgersi di essersi punta con una delle sue spine. Quella sera andò a dormire.*
*Al risveglio le mancava il respiro, si sentiva soffocare, rinchiusa.
Aprì gli occhi e tutto attorno a lei era buio e puzzolente.
All'improvviso sopra di lei si aprì uno squarcio di luce e aria gelida e sul volto le cadde terricio e ghiaia bagnata. Un volto sorrideva sopra di lei, un'ometto unto e sporco, dissotterrato.*
Salve signora, mi riprendo il fiore che lei non ha gradito *e cosi dicendo l'oscura figura si chinò e prese la rosa che la signora stringeva tra le mani.*
*La tomba si richiuse violentemente.*
*Tutto cio che la signora Tattenbaurn poteva sentire e che avrebbe sentito in eterno erano gocce che cadevano copiose sul terriccio e sulla ghiaia, producendo suoni sinistri e lontani.*