Dolcetto o Scherzetto?
- November 6th, 2009
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- tisifone
Il rumore dei suoi tacchi sul selciato del marciapiede era l’unico suono che riecheggiava nella strada deserta, insieme al pulsare frenetico del suo sangue. Correva solo da un paio di minuti, ma le gambe, poggiate su undici centimetri di tacco, iniziavano a farle male. La coda in cui aveva raccolto i capelli si era sciolta, e ogni volta che girava la testa per controllare di quanto aveva distanziato il suo inseguitore, i capelli le finivano sul volto, coprendole la visuale..
*Costretta a terminare un lavoro prima del week – end, Licia si era attardata in ufficio fino dopo l’orario di chiusura e quando finalmente era uscita, la notte era già calata da un pezzo. Le strade male illuminate erano avvolte in uno strano silenzio e la ragazza aveva avvertito subito un senso di disagio pervaderle l’anima. Solo quattro isolati la separavano dalle accoglienti mura domestiche ma, quella che doveva essere una rilassante passeggiata fino a casa, si stava trasformando in una corsa disperata.*
Tic Tic Tic Tic.
*Il rumore dei suoi tacchi sul selciato del marciapiede era l’unico suono che riecheggiava nella strada deserta, insieme al pulsare frenetico del suo sangue. Correva solo da un paio di minuti, ma le gambe, poggiate su undici centimetri di tacco, iniziavano a farle male. La coda in cui aveva raccolto i capelli si era sciolta, e ogni volta che girava la testa per controllare di quanto aveva distanziato il suo inseguitore, i capelli le finivano sul volto, coprendole la visuale.*
Non è possibile. Non può essere un fantasma. I fantasmi non esistono!
*Si ripeteva come un mantra, per non farsi prendere completamente dal panico.
Eppure, per quanto cercasse una spiegazione ragionevole a quello che aveva visto, finiva sempre per darsi la stessa risposta: stava scappando da un fantasma.
All’inizio aveva semplicemente visto un pezzo di stoffa che, complice il vento, svolazzava da dietro l’edicola, poi, sul marciapiede, si era andata delineando una figura deformata che aveva iniziato ad avanzare verso di lei. Colta dallo spavento aveva iniziato a correre, inseguita da un lungo mantello nero che sembrava fluttuare nell’aria e spargere intorno a sé un odore pestilenziale di uova marce e carne in decomposizione.
Intenta a liberare gli occhi dai capelli, non si accorse della bottiglia di birra abbandonata per strada e in un attimo fu a terra dolorante. Imprecando tra sé, stava per rimettersi in piedi, quando si accorse che era troppo tardi. Qualunque cosa si nascondesse sotto quel mantello nero era ormai troppo vicino per potergli sfuggire.*
AHHHH!
*Gridò terrorizzata quando lo scheletro di una mano uscì dal mantello e si protese verso di lei.*
Dolcetto o scherzetto?
*Chiese una voce lugubre. L’espressione spaventata di Licia divenne prima dubbiosa, poi furente quando il cappuccio venne abbassato e fece la sua comparsa una sorridente testolina bionda. Il ragazzino la guardava dall’alto in basso, palesemente compiaciuto con se stesso per la perfetta riuscita del suo travestimento.
A quel punto Licia non riuscì a trattenere uno scoppio d’ira e il ragazzino, spaventato da quella reazione violenta, corse via dai suoi amici.*
Halloween. * sussurrò lei, incapace di distogliere lo sguardo dalle spalle del ragazzino* E’ solo quella stupida, insulsa festa!
*Pur vivendo in America ormai da un paio d’anni, non si era ancora abituata a questa usanza di andare in giro, una volta all’anno, vestiti da mostri a spaventare la gente. Così, immancabilmente, ogni anno finiva per incappare in qualche stupido scherzo che le faceva rimpiangere di essere uscita di casa.
Una piccola risata isterica le sfuggì dalla bocca mentre si rimetteva in piedi. Le mani le bruciavano nei punti in cui aveva grattato sull’asfalto e ad ogni passo sentiva delle scariche di dolore provenire dalla gamba sinistra. Abbassato lo sguardo, notò un copioso rivolo di sangue scendere lungo la gamba fino alla caviglia. Inciampando, doveva aver rotto la bottiglia e un pezzo di vetro le aveva inciso la pelle in profondità.*
Perfetto! Così adesso mi tocca pure andare al pronto soccorso a farmi medicare.
*Sbuffò infastidita.
Dopo aver pulito superficialmente la ferita con un fazzoletto, Licia fece alcuni passi di prova e per poco non cadde di nuovo all’indietro.
Davanti a lei si era materializzato un ragazzo poco più che trentenne, con lunghi capelli neri e due splendidi occhi blu zaffiro, al cui interno brillavano due fiammelle giallo oro. Il rosso vermiglio della camicia in pizzo creava un forte contrasto con la carnagione pallida del viso, mentre i pantaloni di pelle nera, mettevano in risalto un fisico asciutto e ben proporzionato.*
Ma tu non sei un po’ troppo cresciuto per festeggiare Halloween con travestimenti macabri e scherzi idioti?
*chiese Licia con una punta di irritazione nella voce.
Il ragazzo piegò la testa di lato e le lanciò un’occhiata perplessa. Poi, liquidate in fretta le sue parole con una scrollata di spalle, le cinse la vita con un braccio e la attirò a sé.*
Non so di quale travestimento tu stia parlando. So solo che il profumo del tuo sangue è così inebriante che mi ha letteralmente strappato via dalla mia bara.
*Licia sbarrò gli occhi terrorizzata quando vide le zanne brillare alla luce del lampione, e l’urlo di paura le morì in gola quando lui gliele affondò nella tenera carne del collo.*