L'addio
- July 3rd, 2014
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- Lavinia_Grent
L'ipotetica storia dell'addio di tre amici e l'inizio di una terrificante leggenda.
Erano le due di una buia e fredda notte d'inverno. Le colline che circondavano Hogwarts erano già tutte bianche. Gli alberi sembravano scheletri neri che proiettavano ombre terrificanti. Le nuvole grigie nel cielo scuro facevano intravedere una luna piena bianca e luminosa.
Due maghi camminavano per un lungo corridoio, uno andava incontro all’altro. Il castello era deserto. Tutti gli studenti a quell’ora non stavano in giro, era vietato dalle regole della scuola.
Uno dei due maghi era alto con i capelli rossi lunghi, una folta barba dello stesso colore e un lungo mantello color porpora. Faceva passi decisi che echeggiavano nel silenzio del castello. Era un po’ preoccupato dalla situazione che si era creata negli ultimi giorni, ma non lo faceva trasparire molto. Si limitava a tenere gli occhi in allerta.
L’altro mago, invece, camminava con aria possente e determinata. Era un uomo senza capelli, con la barba bianca e un lungo mantello verde. Aveva uno sguardo cattivo, uno di quelli che quando incrociano i tuoi occhi ti fa rabbrividire.
I due giunsero l’uno di fronte all’altro. Si osservarono attentamente e gelidamente.
“Salve caro collega.” disse Godric Grifondoro con tono quasi gentile.
“Grifondoro” rispose freddamente Salazar Serpeverde facendo trasparire la sua rabbia.
Ci fu un minuto di silenzio, nel quale i due si scrutarono attentamente. Grifondoro era furioso, ma non lo faceva vedere. Il suo amico aveva creato un bel po' di scompiglio tra gli studenti e gli insegnanti in quei giorni. Le sue idee erano assurde e malefiche. Era stupito dal comportamento del suo amico. Avevano deciso di fondare quella scuola insieme alle loro amiche Tosca e Priscilla con gioia. Era stato Serpeverde a trovare quella meravigliosa collina su sui costruire il castello. Godric non riusciva proprio a capire cosa stesse succedendo a quel mago.
“Sai il motivo per cui sono qui” chiese al suo collega cercando di mantenere la calma.
“Certo!” rispose Salazar con aria minacciosa “Vorresti convincermi ad ammettere nella mia casata anche dei luridi ‘mezzosangue’...”
Grifondoro lo osservò implorante. Come poteva un uomo così intelligente e bravo nel suo mestiere avere questi pregiudizi? Non trovava affatto giusto non dover dare la possibilità di apprendere le arti magiche a quei poveri ragazzi. Nessuno avrebbe dovuto avere un'idea del genere. Le origini delle abilità magiche erano un mistero per tutti e quei ragazzini, pur essendo di origine babbana, erano dei maghi a tutti gli effetti. Avevano tutto il diritto di apprendere i misteri del sapere magico.
“Sono dei ragazzi validissimi, e non importa la loro provenienza” disse fermamente.
“Pensa quello che vuoi, ma nella mia scuola e nella mia casata non entreranno mai studenti con il sangue sporco.” rispose con asprezza Sarpeverde osservando con malignità il suo collega.
“La tua scuola?? La NOSTRA scuola vuoi dire!! Non dimenticare che i fondatori siamo quattro Salazar” disse il possente mago. Godric stava perdendo la pazienza e continuava a non capire il motivo del comportamento dell'amico.
“Ma la scuola non è nemmeno tua Godric! Ultimamente stai giocando a fare il capo” ribatté con odio il mago con il mantello verde.
“No, ti sbagli! In questa scuola c’è bisogno di un Preside, ma non voglio essere io. Volevo proporre te come ‘capo’, ma visto che hai questi strani ideali sto cambiando idea!” rispose Grifondoro. Aveva davvero perso la pazienza. Il suo collega stava esagerando.
“E bravo il caro Grifondoro! Non ho bisogno della tua parola o della tua approvazione per diventare Preside. Non ho bisogno di nessuno di voi!”
Salazar voleva prendere il comando ad Hogwarts e nel profondo del suo cuore fu contento di sentire che il suo amico aveva davvero pensato di proporlo come Preside, ma non poteva più collaborare con il mago e le due streghe. Nella sua mente c'era l'idea di creare una scuola potente in cui tutti avrebbero voluto essere come lui. Voleva ottenere rispetto dai sui alunni che dovevano tutti avere il sangue puro. Non poteva ammettere quella feccia dei mezzosangue.
Godric, invece, non sapeva più come convincere il presuntuoso mago. Lui lo conosceva da molto tempo e sapeva che in fondo era buono e che era il più adatto tra i quattro a diventare Preside. Ma purtroppo quelle idee sui ‘purosangue’ che si era messo in testa non erano affatto buone.
“Salazar ascolta.” iniziò implorante “se non vuoi questi poveri ragazzi nella tua casata, va bene.. ma almeno non impedire loro di fare parte della mia, di quella di Priscilla e di Tosca.”
“Siete tutti e tre degli stupidi! Ma non capite che il sapere magico è in pericolo così?” urlò il possente mago.
“Sei tu che non capisci!” rispose Godric con i suoi occhi penetranti ormai stufo di quella situazione.
Serpeverde non sopportava di sentire ancora le stupide suppliche del mago. Non poteva cedere a ricatti. Non capivano che così mettevano in pericolo tutto. Ci pensò un attimo, mentre osservava Grifondoro. Ma poi arrivò alla conclusione che in quella scuola o rimaneva lui o quegli sporchi mezzosangue.
“Basta! Non non voglio più sentire le tue storie. Dal momento che ormai avete deciso tutto io me ne vado!!” Salazar era più furioso che mai.
Decidere di lasciare la scuola era una delle cose più difficili. Aveva dedicato la maggior parte della sua vita per la costruzione e la fondazione di quel castello. Insieme ai suoi tre amici aveva fatto un ottimo lavoro, ma in quel momento capì che il suo posto non era più lì con loro.
“Salazar smettila! Noi quattro siamo amici e non possiamo creare nelle nostre casate delle rivalità!” rispose ancora più implorante Godric.
“No! Non mi interessa!” disse Salazar veramente arrabbiato “Io me ne vado davvero!”
Godric non sapeva cosa dirgli. Serpeverde non stava scherzado, voleva andarsene a tutti i costi. Lo guardò cercando ulteriori parole per fargli cambiare idea. Come poteva andarsene? Chi sarebbe diventato Preside? Lui non si sentiva all'altezza di quel ruolo. La casata del suo amico che fine avrebbe fatto?
“Salazar!” urlò una voce femminile alle loro spalle.
I due maghi si voltarono di scatto e videro che stava avanzando verso di loro in lacrime. La strega aveva un'aria sconvolta. Era una donna alta e magra con lunghi capelli corvini e uno sguardo molto dolce. Era la loro amica: Priscilla Corvonero. Godric la raggiunse di corsa preoccupato e l'abbracciò.
“Priscilla, amica mia, cosa è successo?” le disse cercando di calmarla.
La strega si liberò dalla stretta del mago e corse verso Salazar Serpeverde che la guardava freddamente. Quando Priscilla lo raggiunse gli diede un forte schiaffo sulla guancia.
“Come puoi fare questo? Come puoi lasciarci? Ho sentito tutto!!”
La strega quella sera aveva avuto uno strano presentimento, come se dovesse succedere qualcosa a una persona cui teneva molto. Era scesa dalla sua Torre e aveva sentito le voci dei due maghi. Si era nascosta per ascoltare la conversazione e solo nel momento in cui Godric non sapeva più che dire all'amico aveva deciso di intervenire.
“Lasciami stare!” ribatté Salazar furioso. Non capiva cosa volesse adesso la strega.
“Sei un mago spregevole! Il caro Godric ha ragione, se non vuoi i ragazzi nella tua casata almeno permetti che stiano nelle nostre!”
“Vergognati Priscilla! Io pensavo che tu fossi una vera strega, invece sei solo una traditrice del tuo sangue. Io non voglio più avere niente a che fare con te e con VOI!!” urlò Salazar prima guardando la strega e poi Godric che era rimasto indietro.
Il mago avanzò e trattenne Priscilla che stava per dare un altro schiaffo al possente uomo. La strega si sentiva ferita. Il suo cuore era a pezzi. Credeva che lui le fosse amica e invece l'aveva definita in quel modo orribile. Che significa traditore del proprio sangue? La donna non sapeva come commentare quell'espressione. Lei non aveva tradito nessuno. Si lasciò abbracciare da Godric rassegnata dal fatto che il suo grande amico aveva deciso di lasciarla. Lo guardò in lacrime.
“Sei una stupida, tu non capisci..” disse con un filo di voce Salazar.
La sua amica non sapeva perchè lui aveva preso quella decisione. Non sapeva perchè odiava tanto chi avesse nella propria famiglia un babbano. L'unico pensiero che aveva in mente Salazar era che tutti i babbani erano una razza orribile, da sterminare. Pensava da sempre quelle cose, ma solo nel momento in cui i suoi tre amici avevano deciso di farli entrare nella scuola rivelò il suo dissenso verso di loro. Vide le lacrime della strega e i suoi pensieri andarono a un ricordo..
Una giovane ragazza bionda sui vent'anni era distesa su un prato verde. Quella giornata di giugno era ideale per prendere un po' il sole e rilassarsi. Un ragazzo magro dai capelli neri corti e il passo deciso avanzava verso il punto in cui era distesa la giovane donna. Lei non si accorse che qualcuno stesse arrivando e continuò ad osservare le poche nuvole che c'erano nel cielo sereno, persa tra i suoi pensieri.
“Diane!” disse il ragazzo con tono di voce non molto rassicurante.
La ragazza alzò la testa e sorrise. Davanti a lei c'era il suo fidanzato, il giovane uomo che aveva deciso di sposare contro il volere della sua famiglia. Infatti lui era un ragazzo molto speciale perchè aveva dei poteri magici. Era un mago, ma lei non aveva problemi ad amarlo e a passare tutta la sua vita con lui. Si alzò in fretta e corse per abbracciarlo e dargli un bacio, ma lui la respinse.
“Tesoro qualcosa non va?” gli disse diventando seria.
“Si e dovresti saperlo!” disse il giovane Salazar arrabbiato.
Diane non capiva a cosa si riferiva il suo ragazzo. Lo guardò e notò che era veramente molto arrabbiato. I suoi occhi erano piccoli e più scuri del solito, aveva la mascella ferma e le labbra serrate. Le incuteva un po' di timore. Continuò a non dire nulla.
“Questa mattina è venuto quel babbano di tuo padre a dirmi che tu devi sposarti con un altro!” disse furioso il mago.
“Ah.. adesso ho capito a cosa ti riferisci! Non è niente! Non è vero!” ribatté la ragazza ritrovando il sorriso.
Suo padre aveva deciso di darla in sposa a un uomo molto più grande di lei e di buona famiglia, ovviamente non era un mago. Suo padre non sapeva dei poteri magici di Salazar, però non approvava il loro fidanzamento.
“Cosa significa non è niente? Quindi è vero!”
“Sì è vero, ma io non lo accetto! Io voglio scappare con te!” disse Diane continuando a sorridere e cercando nuovamente di baciarlo. Lui ancora una volta la respinse.
Salazar credeva alle parole della sua fidanzata. L'amava con tutto se stesso e avrebbe dato la sua vita per lei. Non voleva perderla, ma purtroppo aveva preso una dura decisione. Quella ragazza che gli aveva fatto battere il cuore era tanto bella e dolce. Amava tutto di lei, i suoi occhi, i suoi biondi capelli e soprattutto la sua innocenza. Era timida e gentile, era perfetta per un ragazzo come lui. Ne aveva parlato anche a sua madre che era apparsa molto felice della sua intenzione di sposarla e gli aveva detto che avrebbe convinto suo padre ad accogliere in casa sua una babbana. Il problema era che se Diane avesse lasciato la sua famiglia avrebbe rinunciato a tutti i suoi sogni e soprattutto a una scuola che i babbani chiamavano “università”. Non poteva rovinare la sua vita. Cosa avrebbe fatto tra i maghi? Le mise le mani sulle spalle guardandola negli occhi.
“Diane ascolta.. forse è meglio che tu sposi quest'uomo e rimani con i tuoi genitori.” le disse tristemente.
“Cosa? No! Io voglio venire con te!”
Le lacrime della ragazza cominciarono a scorrere ininterrottamente. Anche il mago aveva gli occhi lucidi. La decisione che aveva preso aveva spezzato il cuore di entrambi, ma era la cosa giusta per tutte e due le famiglie. La guardò negli occhi e le asciugò una lacrima, poi le diede un bacio lungo e intenso bacio.
“Mi dispiace” disse quando si staccò dalla ragazza.
Le fece un'ultima carezza. Poi si allontanò da lei continuando a guardare i suoi occhi che piangevano. Si voltò e se ne andò. La ragazza gli corse dietro urlando il suo nome, ma lui si smaterializzò.
Salazar tornò alla realtà e alle lacrime di Priscilla, era riuscito a far piangere un'altra donna. Quel ricordo però gli fece tornare in mente il motivo per cui odiava tanto i babbani. Era stata tutta colpa del padre di Diane e lui aveva perso la donna della sua vita, il suo unico amore.
Fece un'ultima occhiata a quelli che erano stati i suoi due migliori amici, poi si votò se ne andò scomparendo nell'oscurità del castello.
Priscilla piangeva e abbracciava il suo amico rimasto accanto a lei. Grifondoro, invece, rimase lì impalato senza dire niente. Pensò che forse quella era una liberazione, che forse Hogwarts avrebbe avuto un po' pace da quel momento in poi. Ma si sbagliava, quello era solo l’inizio...