SECLUSION, UNKNOWN, DEATH
- November 6th, 2009
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- PoisonMaster
Il braccio non si mosse, la persona non rispose. Ed si avvicinò un attimo indeciso sul da farsi, maledicendosi per la grande pensata di comportarsi come il protagonista di un film dell’orrore
*Edward camminava per le vie deserte e buie di Hailsham, a causa del tempo tutti si erano rifugiati al caldo in casa mentre lui, appena uscito da lavoro, sarebbe dovuto arrivare a piedi fino alla stazione degli autobus proprio la notte di Halloween*
Stupidi mezzi pubblici, proprio oggi dovevano decidere di partire solo dal capolinea…
*Un lampo squarciò il cielo, seguito dal roboante rumore di un tuono.Mentre iniziava a piovere si tirò il cappuccio della giacca sulla testa e rimase un attimo senza fiato. Una vecchia banderuola illuminata da una altro lampo, un altro assordante tuono alle spalle di una vecchia casa. Ed si chiese come mai non l’avesse mai notata, forse era una normale abitazione che era stata attrezzata per una festa. Poggiò la mano sul cancelletto arrugginito e appena bagnato dalla pioggia.*
Decisamente molto scenico, sembra il set di un film horror…niente capricci, o entro o affogo qui fuori.
*Attraversando il vialetto lastricato non potè reprimere un brivido lungo la schiena, esitando nel battere il batocchio sul pesante portone*
Manca che si apra da solo…poi me la do a gambe levate e chi se ne importa se prenderò una polmonite sotto il temporale.
*Il portone non si aprì da solo. Poco male. Spinse con tutto il peso del suo corpo aprendo le porte cigolanti. Entrò gocciolando sul pavimento, tremante di freddo e un po’ in ansia per quell’idea di cercare riparo in una casa “fantasma”*
C’è nessuno?!
*Lo ripetè diverse volte camminando nell’atrio. Sentì per un attimo un rumore di passi al piano di sopra, poi una altro, come un crepitio, che superava il picchiettio della pioggia battente. Si fece coraggio e salì le scale al centro dell’androne , avrebbe spiegato la situazione al padrone di casa, chiedendogli ospitalità per un po’. Entrò nella stanza da cui proveniva il rumore, trovandola illuminata e riscaldata da uno scoppiettante fuocherello che ardeva nel camino e, davanti a questo, una poltrona di spalle e un braccio mollemente abbandonato sul sostegno che impugnava un bicchiere di Scotch. Ed riprese a respirare dopo aver tenuto il fiato e si avvicinò alla poltrona*
S-salve. Senta non ho cattive intenzioni, fuori c’è un temporale di proporzioni bibliche, sono entrato per ripararmi un attimo…
*Il braccio non si mosse, la persona non rispose. Ed si avvicinò un attimo indeciso sul da farsi, maledicendosi per la grande pensata di comportarsi come il protagonista di un film dell’orrore*
Scusi, mi ha sentito?
*Aggirò la poltrona per guardare il suo ospite, il polso faceva vorticare il liquido ambrato, gli occhi infossati erano fissi sul fuoco. Era un vecchio smunto e magro con le guance incavate e il corpo stretto nella vestaglia di seta, le labbra fini e screpolate si muovevano incessantemente producendo un lieve sibilo. Il ragazzo lo toccò delicatamente sul braccio*
E’ sicuro di stare bene?
*Il vecchio si girò di scatto lasciando cadere il bicchiere, gli occhi spalancati e spaventosi e il sibilo diventava un urlo*
Solo, Solo, Solo, SOLO, SOLO
*Edward si ritrasse spaventato, inciampando nel tappeto cadendo all’indietro, cercando di uscire mentre il vecchio si avvicinava pericolosamente ripetendo la sua litania con le braccia protese nel tentativo di afferrarlo. Ed arretrò sconvolto finchè non sentì sbattere la porta contro sue spalle e corse fuori richiudendola e appoggiandovisi, in preda al panico*
Dove diavolo sono finite? Dove diavolo sono finito IO?!
*Gli veniva quasi da piangere mentre cercava con lo sguardo la scalinata e la schiena era scossa dai colpi sulla porta a cui era appoggiato. Si lanciò verso un’altra stanza, richiudendo subito la porta e appoggiandoci la fronte, indietreggiò fissando il pomello che si muoveva, incapace di distogliere lo sguardo finchè non pestò qualcosa di molle. Si girò lentamente e si ritrovò a guardare la faccia molle e pallida di un cadavere di cui stava pestando la mano, intorno a lui, debolmente illuminati dalla fioca luce proveniente da una finestrella sul soffitto, altre decine di corpi ammassati lo fissavano con i loro occhi spalancati e senza vita, lo sguardo vuoto che si perdeva oltre la sua figura. Sentì la testa girare e la vista appannarsi, scosso da un conato si appoggiò alla parete e, continuando a reggersi, fece il percorso verso la porta stando ben attento a non passare troppo vicino ai corpi. Non si sorprese nello scoprire che non si era accorto della nuova calma che regnava dietro la porta da cui era entrato. Il corridoio era libero.*
Probabilmente il vecchio è tornato nella sua stanza…
*Speranzoso alzò lo sguardo alla ricerca delle scale. Al loro posto vide un’altra porta, un’altra stanza in cui entrò, ormai succube e rassegnato.
Dentro regnava il buio più totale, un attimo dopo aver lasciato il pomello e aver fatto pochi passi la porta si richiuse con un rumore secco mentre mille sussurri e voci si affollavano dietro e intorno a lui, Ed si mosse velocemente nelle tenebre, cercando a tentoni uno spiraglio di salvezza, ferendosi al braccio con qualcosa di indefinito e acuminato, completamente accecato dall’oscurità…si accasciò tremante sul pavimento, le ginocchia strette al petto e la schiena scossa dai singhiozzi ormai intrattenibili. I sussurri si facevano più forti, i bisbigli più vicini le voci divennero urli mentre lui tremante si portava le mani alle orecchie e urlava finchè….*
*Edward si svegliò di scatto madido di sudore nonostante la temperatura e completamente spaesato. Gli unici rumori erano il suo ansimare e la pioggia ormai quasi cessata. Diede una risata isterica riconoscendo intorno a lui la stazione degli autobus *
Un incubo, uno stupido incubo. Devo essermi addormentato per la stanchezza e l’influenza della festa mi ha giocato un brutto scherzo.
*Ancora con qualche accenno di riso si accinse a salire sull’autobus in partenza di cui era l’unico passeggero, dietro di lui un piccolo rumore passò inosservato e una goccia di sangue scivolò dal suo braccio cadendo a terra, dove fu quasi subito lavata dai rivoli d’acqua che si affollavano vicino al marciapiede.*